Macron vuole disinnescare Pécresse - Marat n. 31
Il presidente annuncia che la Francia costruirà sei nuove centrali nucleari, e altre otto sono in fase di studio. A destra, la candidata dei Républicains deve gestire una settimana complicata
La messa in scena per presentare la nuova «grande avventura del nucleare» è coerente con i discorsi più simbolici a cui Emmanuel Macron ha abituato i francesi. In visita alla Arabelle, azienda specializzata nella fabbricazione di componentistica per le centrali nucleari con sede a Belfort, il presidente parla da un piccolo podio bianco con al centro il tricolore. Accanto ai microfoni spunta un pannello, anch’esso bianco, con lo stemma dell’Eliseo e la presentazione del tema di giornata: «Un’energia senza emissioni di CO2 nel 2050». Alle spalle del presidente si intravedono la bandiera francese accoppiata con quella europea, e ancora più dietro incombono sui presenti delle gigantesche turbine utilizzate nelle centrali. Di fronte, ad ascoltarlo, i dirigenti dell’azienda e gli operai, con le loro tute blu, completano il quadro, testimoni di quello che il presidente giudica «un momento storico» per il paese.

La Arabelle non è un’azienda scelta casualmente. Giovedì, Electricité de France (Edf) ha comprato il sito di Belfort dall’azienda americana General Electric: l’accordo era pronto da giorni, ma si è deciso di annunciarlo in concomitanza con la visita del presidente. Edf, che è controllata dallo Stato, riacquista così la branca energetica che General Electric aveva a sua volta comprato dall’azienda francese Alstom nel 2014, quando Emmanuel Macron era ministro dell’Economia.
Negli anni Macron è stato molto criticato per aver avallato la cessione. Non soltanto perché a molti non sembrò un’idea lungimirante vendere una società specializzata in componenti per le centrali nucleari a un’azienda straniera, ma anche per le ricadute occupazionali, molto deludenti: General Electric non ha mai rispettato gli accordi sottoscritti nel 2015, e ha soppresso circa mille posti di lavoro. L’effetto combinato di questo doppio annuncio mostra quanto il programma di reindustrializzazione del paese sia un punto fondamentale della strategia dell’Eliseo.
Macron ha annunciato la costruzione di sei nuovi reattori Epr che entreranno in funzione entro il 2035, mentre altri otto reattori sono in fase di studio per entrare in funzione negli anni successivi. Inoltre, ha allocato un miliardo di euro per progetti di ricerca sui piccoli reattori modulari, considerati più sicuri e meno problematici dal punto di vista delle scorie rispetto a quelli attuali.
Il contesto e le motivazioni energetiche e industriali dietro questa decisione non sono cambiate dallo scorso novembre, quando dedicammo al tema del nucleare un intero numero di Marat. Ma l’annuncio è anche un’occasione per capire meglio come Macron stia impostando la sua campagna elettorale. A meno di due mesi dal primo turno, previsto il 10 aprile, la dichiarazione ufficiale ancora non è arrivata, ma ormai ogni parola è pesata con cura, funzionale alla narrazione del presidente-candidato.
Con il suo discorso di giovedì, Macron raggiunge tre obiettivi.
In primo luogo, introduce in campagna elettorale un tema concreto di cui discutere, costringe gli avversari a prendere posizione, mostra che il presidente partecipa al dibattito, ma solo quando deve annunciare progetti, decisioni, investimenti. È un privilegio che i suoi avversari non hanno, e Macron lo sfrutta fino in fondo.
Il secondo obiettivo è ancora una volta parlare ai francesi che si riconoscono nei valori di centrodestra. Il nucleare è molto popolare in questo elettorato, legato all’industria nazionale, alla narrazione dell’atomo come strumento per garantire la sovranità francese e preservare il potere d’acquisto delle classi popolari, oggi particolarmente colpite dall’aumento del prezzo dell’energia. Nei loro programmi elettorali, Valérie Pécresse, Éric Zemmour e Marine Le Pen propongono una strategia simile, senza però l’attenzione alle energie rinnovabili mostrata da Macron.
L’ultimo obiettivo, coerente con la campagna elettorale del 2017, è mandare un messaggio anche agli elettori di centrosinistra. En même temps, allo stesso tempo, lo slogan utilizzato da Emmanuel Macron nel 2017, è ancora la chiave per comprendere la sua strategia. D’altronde il sisma che ha colpito il sistema politico francese, sbaragliato nel 2017 da un candidato capace di spezzare il duopolio socialisti/gollisti, non è finito. I partiti tradizionali sono in grande difficoltà, il Rassemblement national per ora non è riuscito a diventare un movimento in grado di vincere le elezioni, Éric Zemmour è considerato un estremista ed è profondamente rifiutato dai due terzi dell’elettorato. Lo spazio per un movimento centrale in grado di parlare sia a destra che a sinistra resta molto ampio, come dimostrano le intenzioni di voto per il presidente, stabili da anni tra il 23% e il 25%.
L’elettorato di sinistra è più scettico sul nucleare, ma una grande proposta sul rilancio di un’energia “pulita” come il nucleare, affiancata da grandi investimenti per decuplicare entro il 2050 la produzione di energia da fonti rinnovabili, puntando in particolare sul solare e sui parchi eolici offshore, è senza dubbio seducente.

Tuttavia, è sempre più evidente che l’attenzione di Emmanuel Macron sia rivolta a Valérie Pécresse, unica candidata considerata dall’Eliseo davvero competitiva al secondo turno. Questa doveva essere la settimana della leader dei Républicains, che domenica 13 febbraio terrà il suo primo grande comizio della campagna elettorale. Invece la crisi ucraina e gli annunci sul nucleare hanno oscurato la preparazione mediatica dell’evento, già passato in secondo piano rispetto alle profonde divisioni che stanno segnando il suo partito.
Mercoledì, Eric Woerth, deputato di spicco dei Républicains e tra i maggiori esperti di finanza pubblica dell’Assemblea nazionale, ha annunciato che voterà per Emmanuel Macron. Un duro colpo che segue l’abbandono dell’ex vicepresidente del partito, Guillaume Peltier, che ha lasciato per seguire Éric Zemmour. Oltre a Woerth, anche la sindaca di Calais, Natacha Bouchart, ha dichiarato questa settimana di votare per Emmanuel Macron. Movimenti come questi interessano molto gli addetti ai lavori della politica e dei media, e non incidono dal punto di vista elettorale. Tuttavia, possono contribuire a mettere sotto pressione chi li subisce se riguardano personalità di peso. E per Valérie Pécresse questa non è la sola pessima notizia della settimana.
Sempre mercoledì, il Figaro ha pubblicato un lungo articolo raccogliendo lo stato d’animo dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, molto scontento, pare, della campagna elettorale di Pécresse. A inizio febbraio, il settimanale Marianne aveva rivelato che l’ex presidente fosse piuttosto infastidito dai continui richiami a Jacques Chirac: «Perché parla soltanto di Chirac? Dice di essere chiraquienne? Ah, molto bene, ma chi l’ha fatta ministra per cinque anni, eh? Chirac? Deve citarmi un po’ di più se vuole il mio sostegno».

Secondo il Figaro, in questi ultimi giorni Sarkozy è ancora più duro nei confronti della sua ex ministra: «Valérie va in tutte le direzioni. In una campagna è già un miracolo se si riescono a far passare una o due idee. Ma le devi ripetere ogni giorno, martellare costantemente. Nel 2007, si parlava di Sarko mattina, mezzogiorno e sera. Ma ora, chi parla di Valérie Pécresse? È inesistente! Non c’è dinamica, non ha capito cos’è una campagna elettorale».
Venerdì mattina, Sarkozy e Pécresse si sono incontrati nello studio dell’ex presidente, per una colazione «tra amici» ha dichiarato la candidata, senza rivelare di più sul contenuto della conversazione. La scelta di andare a chiedere consigli a Sarkozy dopo le parole durissime contro di lei forse alimenta la sua posizione di debolezza.
La settimana difficile di Pécresse si è conclusa sabato, quando il Monde ha pubblicato un suo lungo ritratto, raccontando che quando era candidata alle primarie del partito, Pécresse aveva invitato nella sua casa di campagna l’ex presidente François Hollande, una figura detestata dal centrodestra moderato, a cui avrebbe chiesto qualche consiglio per la campagna elettorale.

Continua a essere evidente che la campagna si gioca a destra. Per capirne meglio le motivazioni, è arrivato il momento di provare a raccontare la crisi della sinistra: mentre voi leggete questo numero di Marat, io sono in aereo per Montpellier, dove Jean-Luc Mélenchon terrà un grande comizio. Ne parleremo presto.
Consigli di lettura e fonti
Macron ha deciso di mettere il nucleare al centro della sua campagna elettorale secondo il Figaro e Les Echos. Cosa propongono gli altri candidati su questo tema? Un riepilogo di France Info.
Perché Nicolas Sarkozy non dice pubblicamente che voterà per Valérie Pécresse? Il Figaro ricostruisce cosa pensa davvero l’ex presidente della candidata del suo partito. Anche il settimanale Marianne aveva provato a fare la stessa cosa, due settimane fa.
Il lungo ritratto di Valérie Pécresse pubblicato su il Monde che analizza l’immagine costruita e quella percepita della candidata dei Républicains.
"Une énergie sans carbone en 2050" significa un'energia senza emissioni di CO2 nel 2050. Al contrario della Germania, il carbone (charbon) è quasi già assente nel mix energetico francese.
Il Pcf e il candidato comunista sono sempre stati per il nucleare, a differenza della sinistra socialista e dei verdi.