Marine Le Pen ha sospeso la sua campagna elettorale
La leader del Rn non ha ancora raccolto le 500 firme di eletti locali necessarie a depositare la candidatura. Ha tempo fino al 4 marzo, e nei prossimi giorni si occuperà soltanto di questo
Nella mattinata di oggi, lo staff di Marine Le Pen ha comunicato che tutti gli eventi della sua campagna elettorale sono sospesi finché non saranno ottenute le firme necessarie alla presentazione della candidatura. Una scelta inaspettata e inedita ma probabilmente inevitabile visto il rischio concreto di non riuscire a rispettare i requisiti previsti dalla legge: «La situazione è catastrofica, non ho mai visto niente del genere», ha ammesso Jean-Philippe Tanguy, vicedirettore della campagna elettorale del Rassemblement national.
Per evitare la moltiplicazione delle candidature e restringere la competizione ai candidati più seri, il sistema francese prevede che i candidati alle elezioni presidenziali debbano raccogliere 500 firme (parrainages) tra deputati, senatori, eurodeputati, sindaci, consiglieri comunali di Parigi e Lione, consiglieri regionali, e altri pochi eletti locali (la lista completa è qui). Si tratta di circa 42mila persone, non facili da convincere: le firme sono pubbliche, e i sindaci (34mila), eletti spesso con liste civiche, sono piuttosto restii a essere associati a un candidato.
Per il Rassemblement national, raccogliere le firme è sempre stato complicatissimo. Finora Marine Le Pen ha raccolto 393 parrainages e ha ammesso di non essere sicura di riuscire a raggiungere le 500 firme necessarie prima della data limite del 4 marzo, giorno ufficiale di deposito delle candidature. La situazione è più complicata rispetto al 2017 perché in questi anni, a causa dei risultati deludenti nelle elezioni amministrative, il Rassemblement national ha perso un centinaio di eletti locali e negli ultimi mesi ha subìto l’abbandono di diversi esponenti di primo piano, che hanno deciso di integrare la campagna di Éric Zemmour.
La scelta di Marine Le Pen, che con il comunicato di oggi ha ottenuto l’attenzione della stampa in un momento monopolizzato dalla crisi ucraina, è probabilmente una tattica per drammatizzare la situazione e convincere gli indecisi a firmare per lei, oltre a orientare tutte le energie su questo dossier. È tuttavia anche una grande ammissione di debolezza, oltre che un problema politico: mancano meno di cinquanta giorni al primo turno, ogni singolo incontro con gli elettori conta, i discorsi inseriscono nuovi temi di dibattito, le immagini sono utili per alimentare i social media e i programmi televisivi. Non si tratta soltanto di convincere elettori potenziali, ma anche di tenere alto il morale dei militanti, fondamentale nell’ultimo periodo di campagna elettorale.
Ieri sera Marine Le Pen aveva pubblicato un appello sul suo profilo Twitter, denunciando la situazione: «Qual è lo stato di una Repubblica nella quale io non riesco a ottenere i miei parrainages quando sono la principale oppositrice di Emmanuel Macron e i sondaggi dicono che sono alle porte della vittoria? È una situazione indegna, i francesi devono poter votare per le loro idee e per il loro candidato, è semplicemente una questione di patto repubblicano: se questo patto viene rotto, le elezioni presidenziali non avranno alcun valore».
Marine Le Pen non è l’unica candidata in difficoltà. Anche Jean-Luc Mélenchon, che nei sondaggi è stimato all’11% ed Éric Zemmour, al 15%, non hanno ancora raccolto firme sufficienti, e hanno dichiarato di occuparsi ormai principalmente di questo. I candidati non sono i soli a preoccuparsi della situazione, che viene giudicata dall’insieme della classe politica francese come inaccettabile. Il presidente dei Modem, François Bayrou, ha dichiarato che il suo partito ha costituito una “riserva” di 180 eletti locali pronti a firmare per i candidati maggiori più in difficoltà, mentre il primo ministro Jean Castex, in un intervento all’Assemblea nazionale, ha invitato i sindaci a firmare per i candidati che al momento non hanno raccolto parrainages a sufficienza: «firmare non vuol dire aderire a una campagna elettorale, è semplicemente un atto democratico».